Il nocciolo, storia e proprietà
L’uso alimentare del frutto del nocciolo pare risalga al periodo preistorico come risulta dai reperti fossili ritrovati in alcune tombe neolitiche. E’ possibile infatti che i popoli neolitici, non conoscendo altri frutti da conservare durante l’inverno, abbiano favorito lo sviluppo della pianta nelle vicinanze delle proprie abitazioni, abitudine che sarebbe stata mantenuta nei secoli successivi; il che potrebbe spiegare anche l’enorme differenza della diffusione della pianta.
Anche come medicinale la pianta godette di un certo prestigio per i problemi del cuoio capelluto e della caduta dei capelli.
Dopo il ‘600, al tempo in cui proliferava l’importazione delle droghe esotiche tipo il cacao o il caffè, le nocciole rivissero una seconda era perché - come si sa – fanno parte quasi integrante delle preparazioni a base di cacao e caffè.
La medicina popolare usa l’infuso degli amenti maschili del nocciolo come sudorifero nella cura delle affezioni febbrili dell’apparato respiratorio.
La corteccia e le sue foglie sono considerate astringenti ed antidiarroiche e venivano usate in impacchi nelle ulcere varicose in alternativa all’amamelide.
Il nocciolo tuttavia, pur avendo un apprezzabile impiego domestico, è pressoché assente dalle farmacopee per cui non se ne conoscono i principi attivi. Fa eccezione naturalmente il suo frutto, la nocciola appunto, che è un’importante fonte di vitamina E.
Fonti:
E. Riva, L’universo delle piante medicinali, Tassotti editore, 1995.