I rimedi tradizionali invernali
Il susseguirsi delle stagioni è un percorso naturale fisiologico sempre molto affascinante e lo è ancora di più notare come le piante si adattino facilmente a questo percorso. Ce l’hanno scritto nel loro DNA di pianta, durante l’autunno perdono le foglie e si preparano lentamente ad entrare nel loro stato di quiescenza. Come dei piccoli computer, mettono la modalità “a risparmio energetico” e si accoccolano aspettando la primavera. Per una pianta perdere le foglie in autunno è fondamentale, si preparano all’inverno rigido in quanto perdere le foglie ha come significato: “evitare di disidratarsi”. Molte piante invece hanno attuato strategie molto interessanti aumentando il punto di congelamento interno concentrando i propri succhi cellulari.
In inverno in modo del tutto naturale, le giornate si accorciano, la luce si affievolisce e il clima si irrigidisce. Il sole lascia lo spazio alla neve soprattutto negli ambienti montani. Purtroppo proprio a causa di questo cambiamento naturale del tempo e del clima la nostra salute a volte vacilla e si iniziano a contrarre i primi raffreddori e malanni di stagione. E proprio come delle piante abbiamo messo in atto alcune strategie per riuscire a trascorrere meglio il periodo invernale.
Per questo motivo vorrei parlarvi di alcuni rimedi naturali e piante medicinali che a mio avviso risiedono nella nostra cultura popolare e che possono contribuire al nostro benessere generale.
Salvia – Salvia officinalis
La Salvia, Salvia officinalis, è una pianta aromatica comune definita dagli antichi come “Salvia salvatrix”, salvatrice da molti mali. Le sue foglie emanano un aroma caratteristico, l’olio essenziale al suo interno viene rilasciato velocemente sfregando tra le mani le foglie di salvia. Gli oli essenziali della salvia hanno proprietà molto importanti, essi possiedono un’azione antimicrobica e disinfettante. La salvia viene utilizzata soprattutto per il benessere della bocca e per le lievi affezioni della gola. Ha anche potere cicatrizzante per le piccole screpolature della mucosa orale. La salvia è anche una pianta utilizzata nei disturbi dell’apparato digerente e ha proprietà antiflogistiche grazie i flavonoidi presenti al suo interno.
Con la salvia si può prepare un infuso della pianta partendo da 30 grammi di salvia (foglie) in un litro d’acqua bollente. L’infuso potrà essere utilizzato per risciacquare e migliorare il benessere della bocca. Utile anche in caso di alitosi.
Per un infuso da bere bastano da 2 a 4 grammi di salvia in foglie in 250 ml di acqua bollente per massimo 10 minuti di infusione. Dopo di che vengono liberati i suoi principi amari e l’infuso risulta meno gradevole al palato. L’infuso inoltre si può dolcificare con miele rendendolo più emolliente in caso di gengiviti, stomatiti, afte e leggeri mal di gola.
Addirittura in passato all’infuso di salvia e miele veniva aggiunto un cucchiaino di grappa per ottenere una passeggera “anestesia” e migliorare quella sensazione fastidiosa alla gola. (rimedio casalingo condiviso dal Farmacista Benvenuto Mereu).
L’utilizzo della salvia è sconsigliata nelle donne che allattano, i principi amari passano nel latte materno, rendendo il latte sgradevole. L’infuso di salvia non ha solamente un’indicazione sulle affezioni del tratto orofaringeo, ma potrebbe essere un’ottimo aiuto per le donne in menopausa contro le vampate di calore. Inoltre è sconsigliato utilizzare la tisana per periodi lunghi a dosi elevate. La salvia contiene numerosi principi attivi tra cui il tujone che ha un’azione tossica.
Latte e miele
Il latte caldo con il miele è un antichissimo rimedio contro il mal di gola. I primi cenni all’utilizzo di questo rimedio risale all’antica Grecia durante i riti sacrificali, queste due sostanze venivano offerte alle divinità infere. Nel Vicino Oriente il latte e il miele avevano un carattere sacramentale e venivano offerti come libagione nei rituali. Tutto questo complesso rituale sacrificale del latte e del miele è poi penetrato anche all’interno del simbolismo cristiano, infatti ci sono numerosissime citazioni nella Bibbia. Il latte veniva considerato un alimento in grado di dare forza, energia e salute e il miele un prodotto prezioso delle api con proprietà antisettiche e utile per combattere diverse patologie come la tosse.
Marrubio – Marrubium album
Il Marrubio chiamato in dialetto piemontese Marubi è una pianta perenne che nasce nei siti incolti, sui sentieri e nelle siepi. La parte officinale della pianta è l’erba. Il suo ricordo risiede nella mia infanzia quando mia nonna d’estate raccoglieva le prime erbe di questa pianta per preparare decotti amari e minestroni. L’estratto acquoso detto estratto di Marrubio è utilizzato come depurativo, ha un sapore forte e amaro e ha virtù toniche ed energetiche. Altri libri antichi riportano il marrubio come efficace nei casi di leggeri raffreddori con tosse, per tossi influenzali o tosse provocata da malattie polmonari. Gli oli eterei delle foglie di Marrubio hanno potere calmante, antinfiammatorio e solvente, sciolgono il catarro ed eliminano la tosse.
Timo – Thymus serpillum
Il timo è un arbustino erbaceo perenne, possiede molti rami bassi e nasce nei luoghi paludosi e incolti, sulle colline e nei boschi. Il suo odore è particolarmente aromatico e il sapore è agre e amarognolo. L’olio essenziale di timo, è un olio distillato detto olio di serpillo. Per ottenere un piccolo botticino da 30 ml di olio essenziale di timo sono necessari più di 200 chili di erba di serpillo. In passato il timo veniva utilizzato in infusione con acqua o vino e poi veniva utilizzato per lavaggi della bocca o per i gargarismi, per i fomenti o per le frizioni. Il timo nella cultura moderna è presente nei preparati quali sciroppi mucolitici e come unguenti balsamici.
Vin brulè
Il vin brulè è una bevanda calda alcolica contenente vino caldo, chiodi di garofano, anice stellato e cannella. E’ una bevanda che ha origine in Grecia e poi si è diffusa anche in Italia durante l’impero romano. Gli antichi lo chiamavano “conditum paradoxum” che tradotto significa “(Vino) Speziato Meraviglioso” lo troviamo addirittura nel ricettario di Apicio, uno dei più famosi gastronomi dell’Impero Romano.
Il vin brulè mi ricorda moltissimo la notte di Natale e il freddo di dicembre, alla fine della messa di mezzanotte, fuori dalla chiesa veniva distribuito un bicchiere caldo di vin brulè e ai più piccini la cioccolata calda. Sicuramente questo mix caldo può giovare in caso di raffreddori e stati influenzali alleviandone un po’ i sintomi.
Per la preparazione servono 5 grammi di cannella, 2 chiodi di garofano, 2-3 bacche di ginepro e 1 limone (la scorza, la parte gialla) in 500 ml di vino rosso e portare a ebollizione. Al primo accenno di bollore passate un fiammifero acceso sui vapori per bruciare via la parte alcolica, spegnete la fiamma e aggiungete zucchero o miele. Filtrate e consumatene 1 bicchiere ancora caldo. Sicuramente nei diversi libri si trovano molte varianti di questa ricetta.
Imperatoria, Agrou – Peucedanum ostruthium
E’ una pianta perenne presente sui monti dell’Austria, della Svizzera, nel Tirolo e anche in Valle d’Aosta. La parte officinale della pianta è la radice. Ha un forte odore simile a quello dell’angelica e il sapore è acre e amaro.
Ho conosciuto il suo utilizzo appena mi sono trasferita in Valle d’Aosta, è una pianta autoctona che vanta numerose proprietà tra cui quelle espettoranti in caso di tosse e raffreddore. Si può utilizzare nei dolori articolari e muscolari per uso esterno nelle emulsioni e sia in preparati ad uso interno quali sciroppi per la tosse.
Fonti:
https://www.focus.it/ambiente/natura/come-fanno-alcune-piante-a-sopravvivere-al-gelo
C. J. Meyer, Manuale di farmacologia quale rischiaramento di tutti i medicinali, esposti nella farmacopea austriaca dell'anno 1836, con particolare riguardo ad altri ricettari, principalmente all'imp. regia farmacopea austriaca militare ed alla reale di Prussia per uso dei medici chirurghi e farmacisti, Parolari, 1841.
Piergiorgio Chiereghin, Le piante da bere, Tecniche nuove, 2000.
Piergiorgio Chiereghin, Fitoterapia per il farmacista, Tecniche nuove, 2005.
W. Strehlow, La medicina di Santa Ildegarda, Le edizioni mediterranee, 1997.
F. Contin, La medicina nell’antico Egitto, Antrocom, 2005.